Storia di Messina 

Messina (detta anche la Porta della Sicilia) sorge nei pressi dell'estrema punta nordorientale della Sicilia sullo Stretto che ne porta il nome e dal cui porto transitano numerosissime navi da crociera. 

Le origini risalgono al 750 a.C. allorquando i coloni greci provenienti da Calcide la fondarono col nome di Zancle (dal greco falce per la forma arcuata del suo porto). 

Si dovette attendere la conquista della Sicilia da parte dei romani perché Messana fosse proclamata libera ed alleata di Roma. Cicerone la definì città grandissima e ricchissima. 

Gli Ostrogoti e successivamente i Bizantini la resero ricca di monumenti. Ma le mire conquistatrici del mondo musulmano prevalsero, fu conquistata dai Saraceni e questo comportò una progressiva decadenza, alcune chiese, come l'Annunziata dei Catalani, vennero trasformate in moschee. 

Con la dominazione araba la città venne fortificata per meglio essere protetta da altre invasioni; le opere furono così imponenti che Messina appariva come una città-fortezza oltre che città-porto. 

Con l’occupazione dei Normanni la città cominciò a rinascere, le navi dei Crociati facevano scalo nel porto per poi ripartire alla volta della Terra Santa, ma venne colpita da una serie di calamità quali: la peste bubbonica che nel 1743 portò alla morte oltre 40.000 persone, e, nel 1783, da un primo devastante terremoto che provocò 1200 vittime. 

Nell'Ottocento Messina, tornò a nuova importanza, ma il 28 dicembre 1908 prima il sisma e poi il maremoto la rasero al suolo. 

Purtroppo, molte delle opere d'arte e degli edifici realizzati nei secoli sono andati perduti: la città venne ricostruita sulle macerie. 

Ecco quello che - oggi - Messina può solo ricordare attraverso queste immagini: 

Un'opera che va ricordata è la Palazzata. 

Costruita grazie al Principe Filiberto di Savoia. A questa imponente e magnifica opera fu dato inizio il 27 agosto 1622, questa prima costruzione vide però la sua fine e distruzione col terremoto del 5 febbraio 1783. 

Ma i messinesi ne vollero riedificare una nuova. Nel 1809 la Palazzata incorniciò nuovamente e maestosamente la città sino al distruttivo terremoto del 1908. 

Era una delle meraviglie di Messina. 

Cittadini illustri 

Messina ha dato i natali al pittore Antonello da Messina, soprannome di Antonio di Giovanni de Antonio (nato a Messina nel 1429 o 1430 ed ivi deceduto nel 1479), egli è stato il massimo esponente della pittura siciliana del XV sec. 

Opera straordinaria, certamente la più celebre, è la splendida Annunziata di Palermo. 

LA VARA 

La processione: 

può essere definito l'evento più coinvolgente della religiosità popolare messinese, ha luogo ogni 15 agosto nella festa della Madonna Assunta. 

La Storia risale alla "machina" trionfale, che venne ideata nel 1500 per accogliere trionfalmente a Messina il Re Carlo V; fu tale il successo in tutto il popolo da deciderne l'utilizzazione per onorare la Beata Vergine Maria nella festa dell’Assunta. 

La Vara procede nel suo cammino di processione grazie ai cd. tiratori, essi sono migliaia e si tramandano di generazione in generazione, indossano una tunica bianca e visti – specie dall’alto – appiano come un fiume che scorre lungo le vie in cui si snoda la processione. 

Particolarmente cara ai messinesi è la memoria della lettera scritta loro dalla Beata Vergine Maria. 

Si narra che S. Paolo predicò il Vangelo a Messina, molti si convertirono e domandarono a S. Paolo di accompagnarlo in Palestina per conoscere la Madonna e chiedere la Sua protezione. Maria li accolse e rispose con una sua Lettera, in ebraico, arrotolata e legata con una ciocca dei suoi capelli. In essa lodava la loro fede diceva di gradire la loro devozione ed assicurava loro la sua perpetua protezione. 

Così termina la Lettera: "Vos et Ipsam civitatem benedicimus", ovvero "Benedico voi e la vostra città". 

La Madonna della Lettera è la patrona della città. 

U vascelluzzo.

La tradizione popolare vuole che per intercessione della SS Vergine – durante la guerra del Vespro - giungessero nel porto delle navi cariche di frumento che, dopo aver sfamato la popolazione stremata dalla fame, scomparvero, mentre, su un colle, dopo il volo a cerchio di una colomba, sorse il Santuario di Montalto. 

“U’ Vasceduzzu” ogni anno viene portato in processione il giorno del Corpus Domini, vi è legato il reliquario che conserva i capelli con cui la Madonna legò la lettera inviata ai messinesi. 

Esso, su più livelli che rappresentano la storia religiosa e civile della città. 

Molte sono le figure allegoriche quali i giorni della settimana, le quattro fasi della vita, alcune scene bibliche, le statue di Dina e Clarenza, la statua di un leone di bronzo che a mezzogiorno ruggisce. 

Quotidianamente poco dopo mezzogiorno si può udire per tutta la piazza e nelle zone adiacenti l’Ave Maria di Schubert. 

Si ritiene doveroso concludere ricordando più nei particolari quanto accaduto durante il terremoto del 1908, considerato uno degli eventi più catastrofici del XX secolo. 

Si verificò alle ore 5:21 del 28 dicembre 1908 tale fu l’intensità che in 37 “lunghissimi” secondi distrusse le città di Messina e Reggio Calabria. 

Gli addetti all’osservatorio Ximeniano annotarono: 

«Stamani alle 5:21 negli strumenti dell’Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione: “Le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 40 centimetri. Da qualche parte sta succedendo qualcosa di grave.» 

Uno dei più potenti sismi della storia italiana che colse le due città nel sonno, provocando a Messina il crollo del 90% degli edifici. I Siciliani ed i Calabresi vennero immediatamente soccorsi da navi russe ed inglesi di passaggio, mentre gli aiuti italiani arrivarono, con stupore della stampa, solo dopo una settimana. 

Ai danni provocati dalle scosse sismiche ed a quello degli incendi si aggiunsero quelli cagionati dal maremoto, di impressionante violenza che si riservò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti stimate da 6 m a 12 m di altezza. Esse provocarono molte vittime fra i sopravvissuti che si erano ammassati sulla riva del mare, alla ricerca di un’ingannevole protezione. Improvvisamente le acque si ritirarono e dopo pochi minuti almeno tre grandi ondate aggiunsero altra distruzione e morte. Fu così che molte persone, uscite incolumi da crolli ed incendi, vennero trascinate al largo ed affogarono. 

Gravissimo fu il bilancio delle vittime: Messina, che all’epoca contava circa 140.000 abitanti, ne perse circa 80.000 e Reggio Calabria registrò circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti.