Storia di Siracusa

Siracusa ha dovuto difendere la propria indipendenza, non solo dai nemici orientali ma anche da quelli Occidentali. La seconda fase della guerra del Peloponneso, combattuta tra Sparta e Atene, si spostò dalla Grecia continentale alle colonie d’Occidente. Fu così che Siracusa venne assediata dalla flotta ateniese; ma grazie allo stratagemma di chiudere l’imboccatura del porto con una catenaria, la flotta assediante si trovò assediata. Atene fu sconfitta per mare a Siracusa e in prossimità del fiume Assinaro dalle truppe terrestri (413 a.c.). I prigionieri furono rinchiusi nelle latomie – le grandissime cave di pietra – e, raccontano gli storici, si salvarono quanti declamavano a memoria brani delle tragedie. 

L’impegno di presidio della grecità d’Occidente fu mantenuto ancora alla metà del III secolo a.C. quando Siracusa si alleò con Roma. Morto Ierone II (215 a.C.), gli successe il nipote Geronimo che, incapace di reggere le sorti della città, preferì allearsi con Cartagine. La pentapoli fu cinta d’assedio dalle truppe di Roma e a nulla valsero le macchine belliche di Archimede. Nel 213 a.C. Siracusa capitolò. Dopo la conquista romana cominciò una lenta decadenza arrestata nel I secolo a.C. con la deduzione a colonia della città; nel quadro di un’ulteriore monumentalizzazione della Neapolis, si costruirono l’Anfiteatro e un arco monumentale. 

Il cristianesimo, dopo la sosta di san Paolo nel 61, conobbe a Siracusa un rapido sviluppo: l’ampiezza delle catacombe, seconde solo a quelle di Roma, è una prova inconfutabile della numerosa comunità cristiana. L’esempio più noto ed importante della fede cristiana vissuta in città è quello della vergine Lucia, martirizzata sotto Diocleziano nel 304. 

Lo sgretolarsi dell’impero di Roma fu la causa delle invasioni visigote e vandale che imperversarono in Sicilia e a Siracusa dal IV agli inizi del VI secolo, fino a quando nel 535 l’isola e la città vennero riannesse ai domini di Bisanzio grazie alle azioni militari dell’imperatore Giustiniano. 

La città, pur in un generale processo di ruralizzazione e contrazione dell’economia siciliana, dovette mantenere una certa floridezza se dal 663 vi soggiornò, e vi morì nel 668, l’imperatore bizantino Costante II. 

L’espansione dell’islamismo interessò le coste della Sicilia, e Siracusa fu spesso vittima degli attacchi dei musulmani; quando questi intrapresero la conquista sistematica dell’isola, dopo ripetute incursioni e un terribile assedio, la città capitolò il 21 maggio 878. 

Con la conquista araba della Sicilia, il centro politico dell’isola si spostò definitivamente da Siracusa a Palermo, primo approdo dei nuovi dominatori. 

Nel 1038, grazie ad una rapida sortita, il generale bizantino Giorgio Maniace riuscì a penetrare in città e poi ad impossessarsi del corpo di santa Lucia, che trasportò a Costantinopoli per farne dono all’imperatrice. 

Riconquistata dagli arabi, la città rimase in mano musulmana fino al 1086, sconfitti dall’incalzare delle truppe normanne. Dopo la definitiva conquista della Sicilia, i Normanni mantennero Palermo come capitale, affascinati dal suo splendore, e Siracusa svolse un ruolo del tutto secondario. 

Le diverse e importanti testimonianze monumentali sveve fanno supporre che la città dovesse svolgere un ruolo importante agli occhi dell’imperatore Federico II (Re di Sicilia dal 1198 al 1250); fra di esse la più importante è sicu­ramente il castello costruito sulla punta dell’isola di Ortigia, ma che porta il nome del generale bizantino Maniace. 

Dopo la guerra del Vespro e con l’avvento della Corona d’Aragona, secondo una consuetudine dei re aragonesi, dalla fine del 1200 diverse città della Sicilia vennero date come “dote” alla regina; Siracusa ne era la capitale: un feudo – una sorta di «Stato dentro lo Stato» – che ella amministrava attraverso propri Governatori. Questo portò grande floridezza economica alla città e ad un’amplissima contaminazione culturale attestata dalla superstite architettura. La Camera reginale, pur con alterne vicende, durò fino al 1536 quando l’imperatore Carlo V, alla morte dell’ultima regina Germana de Foix, non rinnovò più il donativo estinguendo di fatto l’istituto della Camera. 

Da quel momento la città, ormai da tempo ristretta alla sola isola di Ortigia, venne inserita dalla corona spagnola nell’ampio quadro geopolitico del Mediterraneo orientale in difesa dai turchi, chiusa da una poderosa cinta di mura e di fortificazioni il cui materiale lapideo fu in gran parte prelevato dallo spoglio dei monumenti antichi: dal teatro greco, dall’anfiteatro romano e dall’ara di Ierone. Siracusa fu governata dall’autorità militare. Per la città fu la fine di buona parte delle attività economiche; è anche una storia punteggiata da pestilenze, carestie e da due terribili terremoti: quello del 1542 e quello del 1693. 

Nel 1735, passata la corona della Sicilia alla dinastia Borbone di Napoli, la città ed il Regno, attraversarono un periodo di moderate riforme, bruscamente arrestate con l’avvento di Napoleone. Mutato il clima politico, con la Re­staurazione, la città si schierò in prima linea contro la 

monarchia borbonica. Nel 1837, per l’esplosione in città di moti particolarmente violenti, Siracusa fu declassata, e il capoluogo di provincia trasferito, fino al 1865, nella fedele città di Noto. Smorzati gli entusiasmi successivi all’Unità d’Italia, Siracusa subì due indiscriminate campagne di demoli­zioni: la prima, successiva alle leggi del 1866/’67, a danno del patrimonio edilizio religioso per installarvi caserme, teatro, museo, prefettura, scuole; la seconda, tra l’Otto e il Novecento contro la cinta muraria e le fortificazioni che si erano stratificate a partire dalla seconda metà del Cinquecento. 

Dall’Unità d’Italia e per tutto il Novecento, Siracusa è tornata ad espandersi sulla terraferma. Il Rettifilo (Corso Umberto) e la Borgata, edificati tra la fine dell’Otto e gli inizi del Novecento, con i loro impianti regolari, offrono interessanti soluzioni di architettura liberty e umbertina. 

Dagli anni Cinquanta del secolo scorso sono state avviate importanti iniziative per il recupero dei monumenti principa­li, con particolare riguardo a quelli racchiusi nel parco archeologico della Neapolis, mentre il patrimonio monumentale e storico-artistico di Ortigia gode di una speciale attenzione culminata nel riconoscimento UNESCO del 2005.