Noto Dominazione Normanna e Aragonese.
Nel 1091, Noto venne occupata dal Conte Ruggero d’Altavilla. Durante la dominazione normanna, si iniziò la costruzione del castello, delle chiese cristiane e del monastero di Santa Maria dell’Arco.
Durante il periodo angioino, Noto prese parte ai “Vespri Siciliani”, il ventennio di rivolta popolare che portò alla fine della dominazione francese in Sicilia, che passò a Federico III d’Aragona.
La dominazione aragonese fu una svolta importantissima per la Sicilia ed anche per Noto, per la prima volta la nobiltà siciliana venne considerata alla pari di quella dei conquistatori, a differenza di quelle precedenti.
Sotto il regno di Alfonso V d’Aragona, la carica di Viceré di Sicilia venne ricoperta dal Netino Nicolò Speciale, che contribuì notevolmente allo sviluppo della città, che conobbe un periodo florido sia dal punto di vista commerciale che artistico, per questa ragione, grazie anche all’intercessione del vescovo Rinaldo Montuoro Landolina, Noto venne insignita del titolo di “Città Ingegnosa” per i tanti personaggi che si distinsero nel campo della scienza, delle lettere e dell’arte come Giovanni Aurispa e Matteo Carnilivari.
L’ottocento e l’Unità d’Italia.
Nel XIX secolo, con la nuova riforma amministrativa, Noto perse il ruolo di Copovalle che passò a Siracusa. Tuttavia, rimase sempre un centro nevralgico dell’isola al punto che nel 1837, a causa del moto carbonaro di Siracusa, diventò capoluogo di Provincia e successivamente anche sede di diocesi.
Nel 1861, a seguito dell’invasione garibaldina, entrò a far parte del Regno d’Italia perdendo qualche anno dopo il titolo di capoluogo di provincia, ma mantenendo un ruolo importante dal punto di vista burocratico e logistico.
Dal Novecento ai giorni nostri.
La forte presenza del settore terziario nell’economia cittadina ha fatto sì che non si venisse a creare una forte coltivazione intensiva o la nascita di un polo industriale, preservando il territorio rurale che tutt’ora rimane quasi del tutto incontaminato o con coltivazioni a basso impatto ambientale.
Come la maggior parte del meridione, nel periodo successivo al secondo conflitto mondiale, Noto fu oggetto di un calo demografico dovuto ai grandi flussi migratori verso il nord Italia ma anche verso la Germania, la Francia, l’Argentina, gli USA e con uno piatto in cemento armato, aggravando il carico di peso che le colonne dovevano sostenere. Questo triste evento, che fortunatamente non portò vittime, mise la città sotto i riflettori della stampa e delle televisioni di tutto il mondo, dando vita ad un processo di restauro del centro storico che portò all’inserimento nei siti UNESCO insieme alle altre città del Val di Noto come Modica, Ragusa e Militello Val di Catania.
Noto di Saracusa
Noto di Siracusa
Noto di Siracusa
Noto di Siracusa